L’Associazione Nuova Terraviva impiega un tempo rilevante nella manutenzione del verde e dei manufatti di legno (potare, raccogliere, tagliare l’erba, seminare, sistemare, riparare, migliorare, introdurre nuove sculture, quadri, giochi, sentieri, dare l’acqua alle piante, cibo agli animali,…) ma anche nelle relazioni con le persone che visitano il luogo (turisti, cittadini, bambini, anziani).
Ciò esige anche una presenza sul luogo giornaliera, tutti i giorni dell’anno, così come i cancelli sono chiusi e aperti tutti i giorni dell’anno dall’alba al tramonto.
Poiché oggi un vero servizio è sempre più high touch (alto contatto) piuttosto che high tech (alta tecnologia). Anche i nostri giochi sono a bassa tecnologia, sempre di legno (poiché è un materiale vivo che dà energia ai bimbi – e la sentono – a differenza della plastica che è un materiale morto) fatti e costruiti a mano. Questa è anche un’attività estetica perché richiede una sensibilità per la natura. Attività che favoriscono nei bambini (si spera anche negli adulti) la “percezione” e le “sensazioni” che sono la traduzione di aisthesis, che in greco non aveva a che fare con una qualche astratta teoria della bellezza, ma con la percezione del mondo sensibile così come appare. Il nostro servizio più che funzionale ed efficiente è legato al dare un’adeguata risposta ecologica.
Suzi Gablik ha scritto un saggio sul ruolo dell’arte in una società ecologicamente consapevole in cui descrive l’azione compassionevole nei confronti delle cose come un nuovo stile per l’arte occidentale – l’arte al servizio del mondo. In uno dei capitoli descrive la devozione con la quale un artista si dedica a ripulire regolarmente gli argini dell’alto corso del Rio Grande, un rituale che risponde a una definizione dell’arte nel suo senso più alto e antico, “l’arte per l’arte”, ma qui non come privata “creazione” di un’élite separata dalla vita e dall’ambiente, ma totalmente dedita alla vita e all’ambiente. Si tratta di pura arte di comunità, senza alcun compromesso. Non ha alcun motivo oltre l’azione, alcun messaggio ideologico, un fiume infatti non può essere ripulito da una sola persona, ammesso che possa essere ripulito. Si tratta di un gesto rituale, di una devozione meditativa e di un servizio fine a se stesso, che non dà alcun profitto né compiace alcun cliente.
Incrementa il valore del bene comune, la sua bellezza.
In queste umili azioni rivolte al bene comune c’é anche un segreto: mentre in passato all’epoca dei Greci (e ancor più indietro) era possibile una vita spirituale in qualche modo anche disancorata dal duro lavoro umano (all’epoca e in Grecia c’era la schiavitù a cui era delegato gran parte del duro lavoro, così come in gran parte era delegato alle donne), oggi per conquistarci una vita spirituale nella civiltà odierna abbiamo bisogno di una straordinaria quantità di duro lavoro umano: noi raggiungiamo -dice Steiner- quanto abbiamo di vita spirituale grazie allo sforzo umano. E “di là” non ci porteremo beni materiali ma tutti gli sforzi di volontà che abbiamo fatto (anche se non sono andati a buon fine) e i sentimenti che abbiamo provato…quelli si… ce li porteremo tutti e andranno a formare la nostra nuova testa.